domenica 15 aprile 2012

Che io sia al limite della pazzia? Ogni tanto lo penso, solo paranoia probabilmente, solo pensieri grigi nella notte.
Che dire, sono fuori, sono completamente fuori, ore lugubri e macabre, la mente vola e non vuole fermarsi, come sempre, vola bassa però, e cade nel fango, e più giù, affonda. Che se ne vadano queste dannate ore! E' tutto buio, come in una sera umida, grigia. Sono solo. Io e me, che hai da guardarmi? Che hai da giudicarmi?  Tu sei peggio di me, tu che copri, che fai la bella faccia!  Me! Però ti capisco, caro mio, sono da nascondere, sono da non mostrare, ci sono cose che non bisogna far vedere! Vuoi cacciare tutti? Tanto sono già lontani, non li vedo più, non li tocco più. Chi mi sta attorno sembra lontano, delle figure sfocate che parlano con un filo di voce, o forse io non li sento, o forse la mia testa fa chiasso. Arrivano, si prendono quel che ho e quel che posso dare, poi si girano, vanno via, non mi sentono! Oppure no, non parlo come loro, non mi capiscono, presi dalle loro mode. Però li sento, i loro odori, i loro dolori. Io sono inodore invece, anzi no, odoro di morte, in questi momenti, attimi ore giorni, puzzo di morte.

sabato 28 gennaio 2012

Nuova piattaforma nuova vita? Lo spero!

La fine del vecchio blog forzata dalla chiusura di splinder mi ha costretto a trasferire i dati in questo nuovo blog,
l'unico problema è che ora i post risultano tutti miei, mi sono impadronito dei vostri pensieri!!

Che la morte del blog sia il suo cambiamento, come dicono sempre per quella cazzo di carta dei tarocchi raffigurante la morte??

venerdì 5 agosto 2011

Contro la Mucca.

Mammifero ciccione, inguardabile prisma di carne.

Evacui il tuo peso in metano ogni giorno e ci inquini.

Raro errore di Madre Natura.



Mangi inelegante e lenta.

Mi guardi e rumini; esisti insensatamente.

I tuoi occhi incrociano i miei, offendendoli.



Puzzi.



Vai via.

Contro la mucca.

Mammifero ciccione, inguardabile prisma di carne.

Evacui il tuo peso in metano ed, ogni giorno, inquini;

raro sbaglio di Madre Natura.



Mangi inelegante e lenta.

Mi guardi e rumini ignorantemente: esisti per sbaglio.

I tuoi occhi incrociano i miei, offendendoli.



Vai Via.

venerdì 24 settembre 2010

Il fiore di loto.

Il fiore di loto è un piccolo fiore simile alla ninfea che cresce nelle paludi di fango. Il suo bianco abbagliante si staglia contro il marrone verdastro dell'ambiente circostante creando un contrasto che sta alla base della sua stessa esistenza. Perché se non ci fosse il fango, non ci sarebbe il fiore di loto.

La scorsa estate il fiore di loto è stato per me un mantra di speranza. La palude, più che circondarmi, ce l'avevo dentro. Mi ero lasciata sommergere dal fango, da mille occupazioni, avevo lasciato me stessa da parte e dato importanza a cose convenzionali, ma dopo tutto, secondarie. Avevo dimenticato e mi ero dimenticata. Poi un giorno sono banalmente inciampata in me stessa, e la palude mi ha travolto.



Respira, respira, respira.

Non ci riesco. .

Respira, respira, respira.

Non so cosa fare..

Respira.

Non so più fare niente.





Credo di aver toccato il fondo. E quindi? Da qualche parte è sbucato un fiore di loto. Da un sorriso di comprensione, dalle pagine di un libro, da un altarino in una scatola di legno. O forse solo da me stessa. E la consapevolezza che dal fango sia venuta una forza così pulita e determinata e umile mi ha ridato la speranza.

giovedì 16 settembre 2010

One shot. One kill.

La vita come qualcosa che subisci e non che vivi è la maledizione del presente.


Sei stordito da un lavoro che ti occupa la mente e ti cambia modificando il tuo pensiero in funzione della tua funzione. Diventi ciò che servi. Servo.


Esci, bevi, fai sport. Distraiti ti dicono.


Lavora, metti via i soldi, distraiti.


Distrarsi e disperdersi, a ben vedere, in termini di potenza, son la stessa cosa. Stordissent pascaliano.


Entropia emotiva o mentale o spirituale.


Trovare la forza dentro di sè di aggrapparsi al proprio progetto, resistere alla marea della vita, alle onde che cercano di trascinarti, poco per volta, nell'oceano dell'indifferenziato. Dell'uguale all'uguale.


Resistere al caos dei pensieri che ti si affollano in testa, le paure del fallimento, i ricordi che emergono di colpo per ferirti e trascinarti in basso. I sentimenti e le emozioni che ti spingono a disperderti, ad inseguire un sorriso, la voglia di birra, il desiderio di lenire un taglio. La paura di non essere stato all'altezza e quindi di non essere all'altezza.


Aggrapparsi a sè stessi. Sorridere e camminare verso la propria Itaca. Non dimenticare.


Senza fretta, ma senza tregua, cercare, nonostante tutto di realizzare il proprio progetto. Di diventare il tipo d'uomo che si vorrebbe essere.


Bastare a sè stessi, non cercare di riempire il proprio vuoto, usare il dolore come molla per andare verso il proprio orizzonte. Ricominciare da capo, impersonali ed entusiasti come un diciassettenne.


Ricordarsi che, semplicemente, una vita significa una possibilità.


Scegliere di essere sè stessi, individui assoluti, al di là del bene, del male, della gioia e della sofferenza.


Diventare ciò che si è; diventare ciò che si può. Superarsi, sacrificarsi, trascendersi. Uccidere l'umano che è esiste in noi. Lasciare spazio al progetto, all'idea, allo spirito. A qualcosa che, attraverso noi, valga più di noi.


A qualcosa che ci sia significato, perché noi gliene diamo.


Una vita. Una possibilità.

sabato 12 giugno 2010

Diritto di conquista

guerra guerra guerra


guerra guerra guerra


Si perde quando in cuor proprio si riconosce la sconfitta. Gli eserciti più terribili sono sempre stati quelli che hanno rifiutato di sentirsi sconfitti anche di fronte alla preponderanza avversaria; anche correndo il rischio della disfatta. Uomini che trascendono la loro condizione mortale, morendo.


Quelli che procedono, perdendo uomini, ma non coesione. La guerra forse non è "igiene del mondo", ma certamente è fuoco che tempra popoli, strappando grandi uomini, ma restituendo forza e volontà. La storia dei grandi popoli, è la storia di grandi guerre.


Quel che vale per un popolo, una stirpe, vale per un uomo.


Nella vita di un uomo si riassume in realtà l'accadimento di grandi fasi storiche, simili a quelle che caratterizzano intere civiltà. L'idealismo. La sconfitta. Il realismo. La religiosità. Il senso di giustizia. La sete di vendetta. Sentimenti ed ideali che si alternano, come si sono alternati attraverso l'Europa.


Non si deve temere il dolore e la sofferenza. Occorre temere di non provarne; significa che siamo lontani dal conflitto, dalla lotta e, probabilmente, dalla grandezza.


guerra guerra guerra guerra.


 


Sopraffazioni, falsità, offese. Non ci si difende essendo buoni. E diventare cattivi? Neanche. Il cattivo è un sofferente, un omuncolo, uno che ritiene di avere crediti verso la vita che non riesce a riscuotere.


Si deve semplicemente essere più forti.


Le cicatrici diventano piacevoli ricordi anni dopo, quando hai superato tutto quello che ti si è messo davanti. Come le guerre formano l'epos, l'etos (e spesso anche l'etnos) di una civiltà nel suo futuro.


Le ferite emotive, il disincanto, le menzogne, il sacrificio per un uomo o per un popolo, sono come l'aratro e la spada che tracciano una strada verso la grandezza. O la morte.


 


Guerriero in piedi, è la lotta ciò che chiedi.


 


Sacro agli dei è chi muore per mano di Ares.